L’Epifania e U Battiu a Sant’angelo di Brolo, ecco la storia
Sant’Angelo di Brolo – A Sant’Angelo di Brolo l’Epifania include in sé per tradizione “U Battiu” ed è ogni anno una liturgia tanto attesa dagli abitanti del luogo perché ricca di significato e con radici lontane.
Una ricorrenza che mette fine in maniera distintiva alle festività natalizie e custodisce un significativo spezzone di identità dei santangiolesi. Il 2022 ha rievocato anch’esso, nonostante il periodo non sia tra i migliori a causa della pandemia, questa giornata caratteristica che contiene in sé un rito arcaico e unico per i cittadini del luogo, oltre che rappresentativo di una data che chiude il periodo natalizio.
La commemorazione religiosa si è svolta quest’oggi all’interno della Chiesa del Santissimo Salvatore e ha riscontrato come sempre una buona partecipazione. Si tratta di una celebrazione che fin dall’antichità traccia i connotati della cultura del piccolo centro nebroideo. La mattina di ogni 6 gennaio viene, infatti, celebrata la singolare messa che include al proprio interno il consueto cerimoniale denominato “U battiu”, una solennità introdotta dai monaci basiliani, il cui termine dialettale in italiano significa letteralmente “il Battesimo del Signore”.
La funzione religiosa viene accompagnata da un battesimo vero e proprio, seguito alla fine dalla benedizione di ramoscelli di alloro, pianta dalla forte carica simbolica che sta a significare la gloria. Si garantisce puntualmente la presenza di un bambino, che impersona la parte del cosiddetto “Angioletto”, il quale viene poi battezzato ricordando il Cristo Gesù e la sua rivelazione. Una ricorrenza che, negli anni passati, prima che irrompesse il Covid, si muoveva tra il sacro e il profano, in quanto durante la stessa mattina il paese si preparava a festeggiare la solennità allestendo pure un mercatino nella piazza principale, che accoglieva numerosa gente proveniente anche dai paesi limitrofi.
Si legge da alcuni documenti, risalenti al periodo medievale, quanto segue. Il conte Ruggero d’Altavilla che liberò il luogo dal dominio saraceno, aiutato dall’Arcangelo San Michele, secondo una famosa leggenda, per ringraziamento concesse in dono un beneficio all’abate Erasmo del monastero basiliano, il quale a sua volta, si rivolse al prode condottiero normanno con tali parole: Ringrazio il mio Signore per il privilegio ricevuto, e consegno ai posteri un rito religioso: l’Epifania del Signore, che dovrà essere celebrato, nella Terra di Sant’Angelo, ogni 6 gennaio sotto la denominazione di “U battiu”. In tale giorno, nella celebrazione eucaristica, un bambino, vestito da angioletto, farà il suo ingresso in chiesa portando il Crocifisso e raggiungerà il presbiterio. Qui sarà benedetta l’acqua, si rinnoveranno le promesse battesimali e poi il sacerdote con il bambino aspergerà l’assemblea e i rami di alloro dei fedeli. Il bambino rappresenta Cristo Gesù che entra nel suo Tempio per essere offerto al Padre; l’alloro è segno di vittoria di Cristo sul peccato. Questa eredità spirituale io lascio ai santangiolesi, unitamente al culto di San Michele Arcangelo che sarà il protettore di questa terra.
Da qui si protrasse fino al giorno d’oggi questo rituale millenario.