Quando leggi le leggi, ma non le riesci a capire.
Vuoi fare le cose bene, prima di chiamare un’impresa che faccia la manutenzione del terrazzo? Se sei in Puglia, non puoi!
Ai numeri di telefono indicati, per dare le informazioni, risponde un gentile informatico che: sì, ha fatto lui il programma di acquisizione dati, ma che giustamente non conosce la legge che io sono tenuto ad applicare, se fossi messo nelle condizioni di farlo!
Allora, chiamo l’URP, che non mi risponde negli orari di lavoro. Immagino chi, sentendo trillare la mia chiamata sull’apparecchio telefonico del suo ufficio ASL, ha deglutito costernato: “Urp!, Cosa dovrò rispondere, se anche noi non ci capiamo niente”? Vaglielo a spiegare all’Agenzia delle Entrate, quando rifiuta la detrazione fiscale per inadempienza, e a un eventuale giudice, che non ti hanno fatto capire niente e che non è sempre colpa del cittadino se non riesce a rispettare la legge!
Le leggi incomprensibili non dovrebbero essere ritenute valide. Questo è il controllo che dovrebbe fare la Corte costituzionale. Propongo di firmare una petizione, che indìca un referendum (chiamo a raccolta gli avvocati onesti e propositivi che mi leggono) per inserire un nuovo Articolo nella Costituzione: “Sono valide solo le leggi comprensibili dalla media della popolazione, a insindacabile giudizio composto da una Commissione scelta con parametri di composizione proporzionali al tessuto sociale, con aggiornamento annuale sul censimento demografico”.
Il criterio sarebbe quello già applicato dall’ISTAT per i panieri dei beni di consumo: in costante aggiornamento sulla base del censimento mercantile. Questo sarebbe il necessario riscontro di applicabilità delle leggi approvate da un Parlamento italiano, non rappresentativo dei cittadini.
Dopodiché, parleremo di Democrazia. Per ora, solo di Oligarchia mascherata, in ‘mascherina’.