Iban, il terribile
Da mesi, ormai, un fosco personaggio, voce fuori campo, incombe sulle piazze televisive, funestando l’armonia indotta dal programma appena trasmesso.
Quando ti stai alleggerendo dalle notizie catastrofiche annunciate nell’ameno TG di metà pomeriggio, o dopo la visione di un programma culturale che la RAI, per fortuna, alterna a scempiaggini condotte da attempate conduttrici, ringiovanite dalla crio-chirurgia: ZAC! Arriva lui: Iban, un sacripante dalla voce contrita, di genere maschile e di mezza età, rassicurante solo all’inizio, alle prime battute, quando ti ‘insuffla’ che puoi fare qualcosa di buono sul Covid.
Perciò presti attenzione, ma inesorabilmente la cadenza si abbassa ed inizia ad elencare una sequela di cifre, morte come il suo spirito, che potrebbero essere tratte da una lista di proscrizione o da un elenco di condannati, reminiscente da un lager. T’introduce nel baratro apocalittico della nuova peste elencando quei segni con sordida compostezza, tatuati su un pannello indaco e inanellati da un sentore di profondo sconforto.
Ti fa sentire in colpa e non sai neanche perché. Il tono impresso è convincente e raggelante. Non ti puoi distrarre, chiudendo gli occhi: ti assalgono le figure di questi numeri che ti circondano i pensieri, come spettri danzanti. L’epitaffio dei caduti procede marziale fino alle quaterna di 0000 che, invece di assicurare un cospicuo compenso al Lotto, assumono la morfologia di un sarcofago di misura 1 metro per quattro.
Già il valore numerico non ti eleva lo spirito, ma l’intonazione evoca solo scenari rovinosi. Te lo fa vedere il Coronavirus, anche ad occhi aperti, collocato in un accorato nosocomio. Ma non si accontenta, il messo ferale di Saxa Rubra: – chissà da quale mazzo di mamma RAI, estrae l’asso dalla manica: una coppia di carte con un potenziale ancora più temibile: un sodalizio di ulteriori due 0 perniciosi, che rinforzano il concetto del precedente feretro cifrato. Annuncia quei due ‘camei’ rinsecchiti cambiando espressione, modulando un doppio presagio.
Dopo quella sciagura di identificativi nulli, la speranza di ripresa volge al livello dei contrassegni proferiti. Quelli successivi hanno pure il compito di rincalzare il tenore inaugurato, senza tregua, fino alla ventisettesima avvisaglia di quel codice bancario, così conflagrato. Non do lezioni di divulgazione a nessuno; neppure sono un esperto di comunicazione neurolinguistica, ma che ci voleva ad usare una tonalità prettamente sobria, dato che abbiamo già abbastanza guai, senza quell’Iban terribile, cimentoso e infido?